IV
DI COME IL BIMBO ORA
CRESCIUTO SCOPRÌ LA SUA SOLITUDINE E NON VOLLE PIÙ ESSERE SOLO
Durante l'adolescenza ti si
confondono le idee, il mondo è tutto un gran caos, tutto sembra vero
solo in parte, in parte sempre sbagliata.
Gli adolescenti sono
insicuri, impauriti, persi.
Il nostro bambino non era
diverso, il giorno che diventò adolescente cominciò a sentire una
sorte di frenetica ansia al centro del petto, che man mano si
ingrandiva, prendeva i polmoni, lo stomaco, i reni e poi il cuore.
Quando l'ansia lo prese al
cuore pensò di aver mangiato la polvere. Non lo aveva fatto.
L'adolescenza è un po' come
la polvere, incerta, volatile, sfuggente ma sempre presente. Molti
non sopravvivono più all'adolescenza, proprio come non si sopravvive
alla polvere.
Nel mondo dei grandi blocchi
dei potenti l'adolescente si sente piccolo,impotente.
L'adolescente è lanciato,
solo, in un mondo che non conosce, e si sente abbandonato.
Quelli che sopravvivono alla
polvere dell'infanzia non sempre sopravvivono a quella
dell'adolescenza.
In tanta povertà, l'eco del
pensiero umano riecheggiava ancora, ma non nelle teste di automi non
più abituati a pensare, che non si chiedevano più quale fosse il
motivo della propria esistenza, esistenza alla quale rinunciavano
spesso a favore di una più semplice via d'uscita costituita dalla
polvere.
L'eco del pensiero viveva
ancora nelle teste non ancora troppo rassegnate di alcuni
adolescenti, come in quella del nostro bambino.
Il bimbo non più bambino,
ora, non percepiva ancora la solitudine, ma sentiva l'assenza di
qualcosa, in fondo allo stomaco gli mancava qualcosa.
Erano le altre persone, ma
non lo capì subito.
Lo capì solo un giorno che
non ne poteva proprio più. La mancanza di qualcosa che non conosceva
aveva cominciato a corrodergli le ossa, a fiaccarlo. E
paradossalmente lo incuriosiva.
Decise per la prima volta di
avvicinarsi a qualcun altro per capire cosa fosse, incapace di
analizzare autonomamente il fenomeno, completamente ignaro del male
dell'adolescenza.
Capire non fu facile, si
avvicinò a molte persone, tutte rassegnate, che non sapevano dire
nulla, non sapevano spiegare, nessuno si poneva più certe domande,
tutto era così e basta. Tutto era assioma.
Il bambino non più bambino
continuava a girare per deserti tutti uguali, tra fantasmi del
presente che non avevano più parole.
Scorse poi qualcosa da
lontano, era insolito, raro, ne aveva sempre solo sentito parlare,
qualcosa che pensava potesse appartenere soltanto ai potenti.
Eccola lì, in lontananza,
davanti ai suoi occhi, una casa.
Decise di avvicinarsi,
lentamente. Il sole dall'alto bruciava la terra e la carne, la
polvere volava via e rendeva l'aria pesante più di quanto già non
fosse. E dava a quella casa un'aria più antica di quanto non
l'avesse già di per sé.
Fuori dalla porta c'era
qualcuno, una persona, che teneva fra le mani un oggetto del passato,
un libro. Era una donna anziana. Si chiamava Sofia.
Nessun commento:
Posta un commento