III
DI COME IL BIMBO NON SI ACCORGEVA DI CRESCERE ED IL MONDO DEGLI ADULTI LO TOCCÒ.
Come in tutte le grandi
guerre, c'è chi è più forte e chi lo è di meno, o meglio, c'è
chi è più ricco e chi lo è meno. Fatto sta che i più potenti
avevano eliminato quelli un po' meno potenti e si erano presi tutto,
e gli altri uomini non avevano proprio nulla.
Incredibile come un oggetto
di valore puramente nominale possa avere un così alto controllo
sulle persone, soggiogate e schiacciate, in fine, da esso.
La popolazione mondiale era
drasticamente diminuita per molti motivi: oltre ai morti che la
guerra provoca direttamente, ci sono le malattie, marciate da un capo
all'altro del mondo, nascoste in seno agli eserciti, e la terra, arsa
dalla cattiveria di ogni uomo bramoso, aveva deciso di non produrre
più, e di lasciare che tutti morissero di fame.
Tra la popolazione vigeva un
tale senso di rassegnazione che ai bambini non si badava più, come
non lo si faceva per se stessi.
Si era abbandonati, cullati,
trascinati dall'onda degli eventi, incapaci di poter fare qualunque
cosa.
I bambini, appena messi al
mondo, erano già ben lontani da esso, ma per sempre, e abbiamo modo
di credere che questa sia stata l'ultima ondata di nascite prima
della fine.
Così era anche il nostro,
di bambino. Solo, rassegnato, abbandonato a se stesso per la strada,
a giocare con i ciottoli e a mangiare la polvere per non pensare. Ma
lui la polvere non la voleva mangiare, con gli altri bambini non si
trovava bene. Lui non voleva morire come gli altri.
Sì, lui aveva
un'inspiegabile ed irrefrenabile voglia di vivere, ma non lo sapeva
ancora.
Non aveva mai conosciuto un
mondo diverso, e si accontentava di questo, e non gli dispiaceva.
Il nostro bambino trovava in
tutto schemi semplici che lo affascinavano; apprezzava le cose
semplici, amava osservarle, studiarne e capirne il significato,
l'utilità, la natura.
Il tempo poteva lasciare
immutato il suo aspetto interiormente, ma non era lo stesso per la
sua età.
Osservando le cose, i sassi
e i cuori ed i fegati seccati, il bambino divenne un adolescente
senza neanche saperlo.
Durante l'adolescenza il
mondo intorno a noi si fa un po' più serio, un po' meno giocoso.
Nell'adolescenza facciamo un primo passo verso i vizi dell'età
adulta, scopriamo il nostro corpo mentre cambia.
Inevitabilmente, quando si
cresce, si viene intrappolati nella tela della psicologia dell'uomo,
nel meccanismo malato dell'avere e del potere, in modo
impercettibile, quasi naturale.
Cominciamo ad interessarci a
ciò che ci circonda, a coltivare delle ambizioni.
Cominciamo a sentire più
forte il bisogno dell'altro.
Quando il bambino scoprì la
solitudine non volle più restare solo.
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